Gita allo zoo
Oggi abbiamo fatto un giro tanto bello quanto triste. Triste perché eravamo con la troupe televisiva che ha praticamente affittato un villaggio e i relativi abitanti per le riprese.
Quindi è mancata la vera essenza del viaggio, che sta nella spontaneità della gente che incontriamo.
Qui i giapponesi hanno concordato con il sindaco un prezzo per avere tot donne in costume tipico, i bambini che giocavano con le trottole, l'accesso ad alcune case e la disponibilità di tutti per foto e riprese.
Comunque è stato innegabilmente un gran bel viaggio. Ci siamo inerpicati per almeno 30 Km su una strada sterrata fra le montagne per raggiungere questo villaggio a 1200 mt. di altezza. Sopra di loro c'era solo la cima della montagna con l'eliporto dove atterra regolarmente l'esercito per distruggerli le coltivazioni di papavero da oppio.
Così sono costretti a coltivare riso e svendersi ai giapponesi.
Ci siamo portati anche il cibo da casa che le donne avrebbero cucinato per noi. MA SCHERZIAMO?! Ho detto io, avete a disposizione uno chef italiano e volete far cucinare i laotiani?
Infatti mentre i locali uccidevano e bollivano un'anatra io ho fatto un porcello ai funghi molto italian style.
È stato insolito cucinare per terra con una sola pentola zozza un fuoco di legna, un coltellino e due bastoncini.
Così il programma sulle etnie laotiane e diventato un corso di cucina italiana.
Questa volta avevamo l'interprete per l'interprete, perché questi erano una minoranza di una minoranza di una minoranza e parlavano solo il loro dialetto. Comunque il linguaggio internazionale della pancia piena funziona sempre: dovevano essere loro cucinare e servirci ma quando io ho invertito le parti qualcuno ha iniziato a sorridermi e a lasciarsi un po' andare. Mi dispiace solo di non essere riuscito a traviare due ragazzine: i loro amici facevano festa in una casa e loro dovevano restare per forza con noi. Ho cercato prima di farle scappare, e poi di farle bere per dimenticare ma erano controllate a vista. Forse è stato meglio così, magari rischiavo l'impalamento sul totem fallico a protezione del villaggio..
Una cosa però mi ha veramente tormentato: il sole! In questo paese di nanerottoli è stato impossibile per me trovare un posto all'ombra, essendo più alto di qualunque tettoia mi sono carbonizzato il coppino!
Quindi è mancata la vera essenza del viaggio, che sta nella spontaneità della gente che incontriamo.
Qui i giapponesi hanno concordato con il sindaco un prezzo per avere tot donne in costume tipico, i bambini che giocavano con le trottole, l'accesso ad alcune case e la disponibilità di tutti per foto e riprese.
Comunque è stato innegabilmente un gran bel viaggio. Ci siamo inerpicati per almeno 30 Km su una strada sterrata fra le montagne per raggiungere questo villaggio a 1200 mt. di altezza. Sopra di loro c'era solo la cima della montagna con l'eliporto dove atterra regolarmente l'esercito per distruggerli le coltivazioni di papavero da oppio.
Così sono costretti a coltivare riso e svendersi ai giapponesi.
Ci siamo portati anche il cibo da casa che le donne avrebbero cucinato per noi. MA SCHERZIAMO?! Ho detto io, avete a disposizione uno chef italiano e volete far cucinare i laotiani?
Infatti mentre i locali uccidevano e bollivano un'anatra io ho fatto un porcello ai funghi molto italian style.
È stato insolito cucinare per terra con una sola pentola zozza un fuoco di legna, un coltellino e due bastoncini.
Così il programma sulle etnie laotiane e diventato un corso di cucina italiana.
Questa volta avevamo l'interprete per l'interprete, perché questi erano una minoranza di una minoranza di una minoranza e parlavano solo il loro dialetto. Comunque il linguaggio internazionale della pancia piena funziona sempre: dovevano essere loro cucinare e servirci ma quando io ho invertito le parti qualcuno ha iniziato a sorridermi e a lasciarsi un po' andare. Mi dispiace solo di non essere riuscito a traviare due ragazzine: i loro amici facevano festa in una casa e loro dovevano restare per forza con noi. Ho cercato prima di farle scappare, e poi di farle bere per dimenticare ma erano controllate a vista. Forse è stato meglio così, magari rischiavo l'impalamento sul totem fallico a protezione del villaggio..
Una cosa però mi ha veramente tormentato: il sole! In questo paese di nanerottoli è stato impossibile per me trovare un posto all'ombra, essendo più alto di qualunque tettoia mi sono carbonizzato il coppino!