Paginetta di cattiveria gratuita
Oggi sono più cattivo del solito.
Alla fine dovevamo provare persona come quando siamo andati a Phuket e, come per Phuket, abbiamo capito di avere ragione:
Le isole più conosciute della zona sono uno schifo.
Oggi abbiamo preso una barca privata, non un tour organizzato, e ci siamo fatti un giro a Koh Mook e a Koh Kradan con tanto di visita alla famosa grotta e snorkeling in giro.
La grotta? Una gagata pazzesca! Sarebbe un bel posto ma è stata rovinata dalle esigenze del turista di M. Arrivi in in barca davanti a uno scoglio che nasconde un pertugio, entri in acqua e poi ti infili a nuoto in questa piccola grotta, nuoti nel semibuio per una ventina di metri e poi esci in una piccola baia chiusa circondata da foresta e montagne. Mare calmo, acqua tiepida e riflessi smeraldo, detto così sembra un bel posto ma...
Dove si fermano le barche c'è un mare osceno, puzzolente e pieno di gasolio, sei obbligato ad indossare il giubbotto salvagente che se sai nuotare ti rallenta e impedisce i movimenti e poi entri nella semi oscurità dietro alla guida con la torcia che ti fa strada puntandotela in faccia. Nella grotta, abbagliato dalla luce, non vedi nulla e devi schivare gli altri cretini in salvagente finché non esci dall'altra parte. Perché!? Sarebbe bellissimo poter nuotare liberi, abituare gli occhi all'oscurità e godere dei riflessi smeraldo fino all'uscita. Ma qui ci vuole andare chi non sa nuotare, chi ha paura del buio e chi non si rende conto che qui attorno è pieno di grotte visitabili gratis e anche a piedi. Così per colpa di questa gentaccia nessuno può più godere di questa meraviglia perché tutti devono adeguarsi alle esigenze dei trascinatori di trolley coi soldi e senza cervello. Io sono stato, da solo, in altre due grotte molto più piccole meno belle e più accessibili che danno delle sensazioni uniche: i riflessi sulle stalattiti bianchissime, il ruggito della montagna che rimbomba sopra la tua testa, il suono delle onde, il mare che diventa completamente nero per l'oscurità e lo squittio dei pipistrelli. Bello bello bello. Molto meglio di quella discarica, e dico discarica perché ho trovato plastica anche lì dove ci sono sia le guide che le guardie del parco marino che hanno tutto l'interesse a tenere pulito.
Seconda tappa: snorkeling attorno a Kradan, altra attrazione da idioti. Ti portano in un serraglio di corde e galleggianti da dove non devi uscire ma dove non c'è niente da vedere, ci sono i quattro pesci che puoi trovare in ogni ristorante e solo coralli morti. Proprio bello, non vale neanche lo sbattimento di mettersi la maschera.
Terza tappa con pausa pranzo sull'isola di Kradan.
La spiaggia principale non è né bella, né grande né pulita come la nostra Yao, e subito dietro la sabbia inizia la discarica. L'isola è mal frequentata e facendo due passi sulla spiaggia per entrare sull'isola ho contato almeno 50 barche ormeggiate sul bagnasciuga. Ma non barchette.. due motonavi, una quindicina di motoscafi porta turisti e tante ma tante long tail boats. Quindi dove fai il bagno? In mezzo al traffico.
A questo punto abbiamo preteso un'ultima tappa che sia almeno decente prima di farci riportare nel nostro angolo felice e il barcaiolo ci ha portato dietro l'angolo infelice di Kradan in un punto dove, nonostante i soliti coralli morti, c'era almeno qualche pesce diverso dai soliti quattro.
Certo, a riva ci sono i pesciolini simpatici, ma non sono altro che mangiatori di spazzatura, ecco perché ce n'è tanti, sono i cavedani del reef...
Le foto che trovi abitualmente online o sono photoshoppate o fatte da quelli che sono finiti in una discarica ma si vergognano a dirlo agli amici e fanno le foto ad hoc.
Ma è normale che queste mete da turismo di massa facciano schifo perché accolgono più gente di quando l'ecosistema permetta. Il modo per capire se una destinazione turistica faccia schifo o meno è semplice: se ne hai già sentito parlare, se l'hai vista in TV o se i tuoi amici ci sono già stati è quasi sicuramente un posto rovinato.
Quelli che descrivono le isole come Kradan come dei paradisi incontaminati o sono dei perfetti coglioni o dei truffatori che ingannano la gente, ma ripensando alla quelli che abbiamo visto al porto ieri sono più propenso alla prima ipotesi. Eravamo anche tentati di andare anche a Lipe, altro "paradiso incontaminato", ma fortunatamente degli amici l'hanno fatto per noi. Li conosciamo bene, sono un po' farang ma del tipo dodato di cervello, non ancora hanno idea di come sia la Thailandia bella e neppure loro sono entusiasti di Lipe, contenti sì ma potrebbe essere meglio. (Ciao Dano!) Ciò significa che anche Lipe è perduta.
Solo in questa zona di mare ci sono 400 isole e tanti chilometri di costa, allora perché vanno tutti sulle solite 5 isole fino a distruggerle e tornano a casa dicendo di essere stati in un angolo di paradiso? Forse perché hanno perso un angolo di cervello e sono dei vegetali? Perché la spazzatura si vede e si sente e il gasolio pure, non si può negare l'evidenza. Questo è già un parco marino ma dovrebbero anche istituire una riserva: la riserva naturale del coglione, così lasci queste isole in balìa di questa gente e avvisi il viaggiatore dei possibili pericoli. Se vai nella riserva della tigre puoi rischiare di essere mangiato, se vai in quella del coglione puoi affogare nella spazzatura. Uomo avvisato vacanza salvata. Perché il coglione si riconosce già all'aeroporto: se vai sull'isoletta sperduta con un trolley da 30 chili è perché non sai dove stai andando, e se non ti informi prima su dove stai andando sei proprio un coglione. E queste isole sono piene di trolley... e di coglioni..
Se almeno i coglioni fossero onesti con se stessi e col prossimo e dicessero la verità agli amici, più gente saprebbe delle condizioni pietose di queste isole e gli invasori si diluirebbero altrove. Meno affluenza significa più sostenibilità e magari si può dare a queste povere isole un attimo di respiro.
Foto del giorno: una tigre!
Se a Kradan i coglioni credono all'esistenza del pitone da 9 metri (uno che ci crede l'ho trovato online) possono anche credere alla tigre di Hat Yao e stare lontani da qui.
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